Perché Obama

Stanotte, raffreddamenti permettendo, seguirò le elezioni USA sul mio Twitter e sul mio Facebook.

Sarei onorato di avere la compagnia di chi seguirà la notte elettorale. 🙂

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Photo by Erin A.Kirk-Cuomo [PD], via (lo so, due giorni di seguito la stessa foto, ma ho una vita, scusate.)

Come quattro anni fa, se fossi un elettore USA oggi confermerei il mio voto per Barack Obama.

Oltre che per affinità politiche (all’87%, dicono certi siti internet tanto per ridere), voterei Obama poiché mai e poi mai potrei votare Romney, in quanto:

  1. Non ha una politica economica coerente;
  2. Non ha una politica estera;
  3. Ha cambiato idea su svariati temi della campagna elettorale trenta volte. E parlo solo dell’ultima settimana;
  4. Mente, e quando gli fanno un fact check, continua a mentire;
  5. Rappresenta la feccia reaganiana che ha distrutto gli USA (meno tasse ai ricchi e fammock (( Andassero a fare in bocca )) gli altri, per riassumere).

Chi legge il mio blog da tempo sa che a me, quando si parla di Reagan e Reaganomics, girano a diecimila. Chi ha letto il Termometro Finanziario di ieri si sarà già fatto un’idea sul perché Romney in politica economica si trovi dal lato sbagliato del problema (una roba tipo: “s’è rotto il televisore? Forse il problema è la lavatrice”). Se avete tempo leggetevi anche questo, ad esempio (c’è linkato un grafico interessante che mostra cosa successe quando Reagan eliminò le aliquote fiscali più elevate, quelle dei ricchi); oppure questo che spiega nel modo più normale possibile (ovvero in modo ridicolo) come l’architrave della politica economica reaganiana abbia meno contenuto di un scarabocchio su un tovagliolo.

Non bastassero già i guai combinati da Reagan, da Bush senior e da junior soprattutto, adesso il GOP propina all’America l’ennesima marionetta con ricette vecchie e non funzionanti, senza alcuna speranza di salvare dal declino il Paese (e di conseguenza un bel po’ di globo terrestre). Aridatece Donald Trump, a questo punto, almeno fa ridere.

Sorvoliamo sul tema dei diritti civili: chissà se esisteranno ancora dopo un eventuale presidenza Romney: a mero titolo d’esempio costui non si è mai dissociato con forza dalle sparate antiabortiste di quelli che vorrebbero costringere le donne a portare in grembo il figlio di chi le ha stuprate, talvolta invocando ignoti poteri magici insiti nel corpo della donna che impedirebbero la fecondazione in caso di stupro.

In politica estera, nel corso dell’ultimo dibattito (oltre a scoprire che sia per Romney che per Obama il mondo è composto da Libia, Egitto, Israele e Siria), Romney non faceva altro che annuire alle parole di Obama. Salvo poi capovolgere il tutto nel corso dei comizi, paventando bombardamenti preventivi sull’Iran e una guerra valutaria con la Cina. Cominciamo bene per un Paese che, con Romney, è destinato a sprofondare ben più velocemente di adesso: forse è il caso di evitare di farsi nemici gratuiti.

Ci sarebbe poi da parlare della riforma sanitaria di Obama, che altro non è (grossomodo) che l’estensione a tutto il Paese di quella che Romney aveva approvato quando era governatore nel Massachusetts. Poco ci mancava che Romney affermasse che quando era governatore del Massachusetts una riforma del genere non l’avrebbe mai approvata. Salvo poi cambiare idea a due mesi dal voto.

Sono deluso da Obama, come credo un bel po’ di gente. Un po’ perché non è riuscito a domare l’ala più liberal del Partito Democratico, un po’ perché i Repubblicani controllavano mezzo Parlamento, gli è riuscito ben poco di quanto promesso nel 2008: troppo alte le speranze, e così lo spazio per il compromesso era troppo ristretto. Gli USA non funzionano se non funziona il dialogo e lo assaggeremo presto con il fiscal cliff. Obama non può (poteva) permettersi di non usare risorse come Biden e altri esponenti del suo governo al fine di trovare i voti necessari per attuare il proprio programma, e avrebbe dovuto usare maggiormente i propri poteri esecutivi quando il Congresso non sentiva ragioni. Obama non lo ha fatto e rischia di pagarlo caro.

Va detto che i presidenti USA riescono ad essere più “coerenti” nel secondo mandato, visto che non dovranno cercare una rielezione, per cui la speranza che qualcosa cambi con altri quattro anni di Obama, ovviamente c’è. Qualcosina in verità l’abbiamo avuta. La punta di diamante è senza dubbio la riforma sanitaria che se non affronta il costo assurdo della sanità statunitense, almeno eviterà a un po’ di gente di essere scaraventata fuori dal sistema sanitario nel momento di maggiore bisogno. Repubblicani permettendo (ma tanto a chi importa del 47% di americani morti di fame?).

In politica economica Obama ha puntato sul lato giusto del problema, quello della domanda, e il ticket con Bernanke pare stare dando qualche frutto. Timido e con conseguenze di medio-lungo periodo ancora ignote, per carità, ma da qui ai repubblicani che neanche hanno capito dove accidenti inizia il problema dell’economia USA, e che propinano ricette stravecchie a base di banane marce, ce ne passa.

Per cui sì, sono deluso da Obama, ma votare un uomo inutile, incoerente e (se tutto va bene) ignorante come Romney proprio non mi riuscirebbe.

Per cui ben vengano altri quattro anni di Obama.

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