Termometro Finanziario: dati macro ancora depressi, la crisi potrebbe peggiorare nel resto del 2012

Per Termometro Politico

Prosegue il consolidamento sulle principali piazze finanziarie nel tentativo di lasciarsi alle spalle i minimi toccati a inizio giugno. Restano vivi i motivi ribassisti che hanno caratterizzato i mercati nel corso dell’ultimo anno e che potrebbero farsi sentire nel corso di un mese, quello di agosto, in cui i mercati sono molto più sottili e quindi soggetti a forte volatilità. A riguardo il premier Mario Monti ha spinto molto verso l’immediata attivazione di una cabina di regia contro gli attacchi speculativi, ma deve rimanere ben presente che i movimenti sui mercati finanziari hanno dei fondamentali, e questi fondamentali vanno ancora deteriorandosi, spingendo gli investitori ad andare al ribasso.

Da questo punto di vista il declassamento dell’Italia attuato da Moody’s deve essere visto come piuttosto irrilevante: i motivi che lo hanno provocato sono ben noti agli investitori, e sono riassunti nell’elevata debolezza del Paese a fronte del peggioramento della congiuntura economica all’interno di una politica fiscale europea già di per sé piuttosto suicida. Il quadro è simile in molti Paesi europei: la crescita rallenta, ma si preferisce attuare politiche fiscali restrittive per rientrare dal debito e lasciare che a stimolare l’economia siano le banche centrali. Il problema è che le munizioni a disposizione della politica monetaria si stanno esaurendo, mentre, lo riconosce la stessa BCE nel suo bollettino mensile, i rischi di un ulteriore indebolimento dell’economia ancora incombono, scatenando ulteriore incertezza e contribuendo così a deprimere la crescita.

È per questo che è fondamentale che i Paesi proseguano senza indugi e incertezze a compiere riforme strutturali che riportino i bilanci in equilibrio nel lungo periodo, ma che siano pure in grado di sostenere la crescita, anche se sono piuttosto dolorose nel breve periodo: a questo dovrebbero servire, secondo l’Eurotower, riforme del mercato del lavoro volte ad aumentare la flessibilità (non la precarietà) e a mantenere la moderazione salariale, al fine di risolvere quella che è la piaga più grave e ancora non curata causata da questa crisi, ovvero la disoccupazione.

Servono però anche soldi per tamponare l’emergenza e rilanciare la crescita, e questi possono essere forniti solo dai Paesi che se la passano meglio, come la Germania, ma la Merkel ha ribadito che non può esistere un universo in cui i tedeschi possano aprire il portafogli senza potere controllare come quei soldi verranno spesi, e pare difficile darle torto. Alla fin fine il problema fondamentale che tiene viva questa crisi è la drammatica assenza di credibilità che ha caratterizzato molti governi europei negli ultimi anni, ed è normale che il cancelliere tedesco, così come i mercati, sia stanco di mezzucci e scorciatoie, e chieda finalmente riforme vere.

L’agenda macroeconomica prevede per lunedì il dato sull’inflazione nell’area euro, che dovrebbe rimanere stabile intorno al 2%, mentre negli USA gli occhi saranno puntati sulle vendite al dettaglio nel mese di giugno: gli analisti si attendono una moderatissima ripresa dei consumi. Per l’Italia è atteso un peggioramento della bilancia commerciale.

Martedì l’indice ZEW dovrebbe mostrare un peggioramento del sentiment da parte degli investitori istituzionali tedeschi: l’indice dovrebbe infatti accentuare la sua caduta in territorio negativo, a conferma del forte pessimismo presente sui mercati. Per quanto riguarda l’altro lato dell’Atlantico, previsti il dato sull‘indice dei prezzi al consumo, atteso ancora in crescita lieve e stabile, e quello sulla produzione industriale, che dovrebbe dimostrarsi ancora piuttosto depressa. Infine il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, è atteso al Senato per la relazione semestrale sulla politica monetaria; l’incontro con i parlamentari proseguirà anche il giorno successivo alla Camera, e sarà seguito con attenzione dagli investitori.

Mercoledì gli investitori focalizzeranno la propria attenzione principalmente sul dato relativo a nuovi cantieri e permessi residenziali USA: la costruzione di nuove case è ritenuta un fondamentale volano della crescita economica, ma il dato atteso dagli osservatori non lascia granché spazio all’ottimismo.

Giovedì l’Italia renderà noto il report sugli ordini all’industria: pur in un quadro ancora piuttosto negativo, l’attività della produzione dovrebbe tenere, almeno per questo mese. Negli USA il dato sulle nuove richieste di sussidi di disoccupazione, dopo il crollo della scorsa settimana, dovrebbe mostrare un peggioramento del mercato del lavoro a causa dei prevedibili “shutdown” estivi da parte di molte imprese. Presente anche un altro dato relativo al mercato immobiliare, quello sulle vendite di case esistenti, che dovrebbe confermarne la persistente depressione. Infine il dato del Philadelphia Fed Survey dovrebbe segnalare che le condizioni economiche nel distretto omonimo continuano a peggiorare.

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One Comment

  1. Ciao Tobby, e` molto che non scrivo sul tuo blog e devo dire che le cose sono cambiate molto dall’ultima volta. Siamo ripiombati nella recessione, le politiche di austerita` non stanno dando i frutti sperati in quanto credo non si stiano applicando politiche ad hoc per i vari paesi dell’euro. Inoltre l’assenza di un comando centrale, oggi detenuto dalla Germania, non fa` che aggravare il tutto. La Germania non puo` pensare di applicare delle politiche di austerita` come se tutti avessero l’economia tedesca alle spalle. Economie fragili come la Grecia sono letteralmente collassate, la Spagna, che fino al 2008 ha vissuto un’epoca d’oro, si e` letteralmente fermata dopo lo scoppio della bolla immobiliare (la Spagna basava il 30% del proprio PIL sull’edilizia e l’architettura, oggi ferme). Il fatto che il ministro dell’economia dica che le casse sono vuote deve farci pensare che la crisi non e` finita e che anzi sta peggiorando. Lo spread vicino ai 600 
    punti 
    (700 per la Spagna)  rosica quella fievole crescita a cui potremmo aspirare e il tunnel sembra non finire piu`. Spero che la Germania eviti ancora una volta di frenare le riforme necessarie a livello europeo  e si renda conto (so che gia` lo sanno) che se la Spagna crolla l’europa e` finita. 

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