Termometro Finanziario: finisce il secondo (e forse non ultimo) atto della tragedia greca

Per Termometro Politico.

Borse mondiali in ribasso tutto sommato moderato nel corso della settimana appena terminata. Gli investitori hanno deciso di prendersi una pausa e realizzare qualche profitto dopo un rally che è durato tre mesi e che ha riportato i listini verso (e in alcuni casi, oltre) i massimi del 2011.

Settimana dominata dall0′”epilogo” (non il primo, e probabilmente neppure l’ultimo) della tragedia della Grecia: in settimana la stragrande maggioranza dei creditori privati del governo ellenico ha accettato di scambiare (swap) i vecchi titoli del debito greco con altri di valore inferiore (in sostanza, i creditori accettano di perdere una parte dei soldi investiti sulla Grecia nella speranza di non perderli del tutto), trascinando con sé anche i creditori che non hanno aderito allo swap, per via della cosiddetta CAC, clausola di azione collettiva.

L’operazione, se da un lato permette alla Grecia di respirare e di ottenere la seconda tranche di aiuti internazionali, dall’altra ha finalmente reso ufficiale ciò che gli operatori sapevano da tempo, e cioè che la Grecia è fallita: nella giornata di venerdì, infatti, l’associazione che sovrintende ai titoli derivati OTC (l’ISDA) ha infatti stabilito che il ricorso alla CAC implica il fallimento del Paese, e di conseguenza molte istituzioni finanziarie saranno costrette a sborsare diversi miliardi a fronte delle assicurazioni emesse contro il fallimento della Grecia, i cosiddetti CDS (credit default swap).

Va comunque ricordato che la tragedia greca è ben lontana dall’essere conclusa, e l’Europa già prepara un terzo piano di aiuti (cioè soldi pubblici dei Paesi europei) ed un nuovo swap del debito pubblico greco, il tutto da attuarsi, come da tradizione ormai triennale, l’anno venturo. Già lunedì potremmo vedere gli effetti di questo timore: i nuovi titoli del debito greco, infatti, renderanno con buona probabilità ancora più di quelli del Portogallo, Paese che già scricchiola pericolosamente. Intanto, nella stessa giornata, l’Eurogruppo dovrebbe dare il via libera agli aiuti ad Atene.

Passando all’agenda macroeconomica della prossima settimana, lunedì sarà interessante il dato sulla crescita del Prodotto Interno Lordo italiano. La prima stima relativa all’ultimo trimestre del 2011, rilasciata alcune settimane fa, ha certificato che l’Italia è entrata in recessione in senso tecnico (ovvero, il PIL è calato per almeno due semestri consecutivi), e la seconda non dovrebbe suscitare sorprese: gli analisti prevedono un calo dello 0,7% trimestre su trimestre, e un modesto rialzo dello 0,5% rispetto al 2010. Il trend dovrebbe proseguire in ribasso anche nel 2012.

Martedì in Italia e in Francia verrà resa nota la stima finale dell’inflazione nei rispettivi Paesi, mentre dalla Germania si conoscerà il risultato dei sondaggi dello ZEW circa la fiducia delle imprese. Nella mattinata USA conosceremo l’andamento delle vendite al dettaglio, previste stabili, specie sottraendo le componenti automobilistica e della benzina, mentre nel pomeriggio la Federal Reserve renderà note le proprie decisioni sui tassi d’interesse: evento non molto importante in sé (previsti tassi fermi nella forchetta 0%-0,25%, in linea con la politica attendista della Bank of England e della BCE), ma interessante per via dello speech che il presidente della FED Bernanke terrà il giorno successivo. Gli analisti si attendono che Bernanke lasci filtrare la visione della FED circa la ripresa economica, e quindi dia indicazioni sul se la banca centrale USA deciderà di implementare un terzo round di quantitative easing in funzione di stimolo all’economia, ma è anche probabile che Bernanke si limiterà a sottolineare che nonostante i buoni dati macroeconomici rilasciati negli ultimi tempi, la ripresa USA è ancora fragile (parole che ormai sono un classico dei nostri tempi).

Sempre mercoledì, in Europa, occhi puntati sul dato sull’inflazione nell’area Euro, come pure sulla produzione industriale, che dovrebbe segnare un avanzamento, anche se l’arretramento, per non dire il crollo, della medesima in alcuni Paesi dell’area (come l’Italia) non lasciano forte spazio all’ottimismo. Giovedì, oltre al dato sui nuovi sussidi di disoccupazione (previsti in calo, a segnalare la continuazione del trend positivo sul mercato del lavoro) verrà pubblicato l’indice della Fed di Philadelphia sulle condizioni economiche del proprio distretto: si tratta di un indice interessante per capire le dinamiche del settore manifatturiero, che costituisce, come si ricorda spesso, la spina dorsale dell’economia. L’indice dovrebbe segnare un lieve avanzamento.

Venerdì negli USA si conoscerà il valore dell’indice dei prezzi al consumo (misura dell’inflazione), con un dato, al netto delle componenti più volatili come alimentari ed energia, stimato dagli analisti allo 0,2%; poco più tardi toccherà alla statistica sulla produzione industriale (prevista in lieve rialzo), quindi sarà la volta dell’indice della fiducia dei consumatori elaborato dall’Università del Michigan, che dovrebbe mostrare, ancora una volta, un lieve miglioramento delle prospettive delle famiglie americane.

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