Il sindacato funziona. E io sono Napoleone

Braine-L'Alleud - Butte du Lion dite de WaterlooSappiamo che in Italia la maggioranza (circa la metà) degli iscritti al sindacato sono i pensionati, mentre i precari sono intorno all’1% degli iscritti. C’è chi accusa i sindacati di difendere solo i pensionati e poco altro, anche se a parole i leader delle confederazioni ricordano spesso la tragedia dei precari, dei disoccupati, eccetera.

Ebbene, è un’accusa profondamente ingiusta: i sindacati hanno sempre fatto gli interessi di tutti, iscritti e non. E due esempi lo dimostrano.

Maroni fece due riforme quando era ministro del welfare: una è la riforma Maroni sulle pensioni, l’altra è la legge Maroni, erroneamente detta legge Biagi, sul lavoro.

Ebbene, quando Maroni fece la prima riforma, il sindacato scese in piazza e costrinse Maroni a togliere di mezzo lo scalone sulle pensioni (il che oggi ha costretto il governo Monti a mettere un megascalone, ma è un’altra storia). Il sindacato ha funzionato.

Quanto alla seconda riforma, la forza del sindacato nel contrastare delle norme che creavano nuovi schiavi legalizzati è stata talmente potente che oggi in Italia non solo non ci sono precari, ma neppure cassintegrati e disoccupati. Il sindacato ha funzionato ancora.

Avanti miei prodi, austriaci e prussiani ci aspettano a Waterloo: la vittoria è già nostra.

[Per chi non coglie il sarcasmo: a parole il sindacato difende tutti, ma nei fatti no; per quanto detto ieri, uno dei maggiori problemi di questo Paese è la forte iniquità della distribuzione dei carichi fra giovani e giovani adulti da un lato e vecchi adulti e pensionati dall’altro, che si risolve inevitabilmente con un problema di scelta fra i primi e i secondi. Quando tocca al sindacato scegliere se difendere i giovani (non iscritti) e adulti e pensionati (iscritti) la scelta è ovvia: è la democrazia, baby. Per cui quando la Camusso (e gli altri) saliranno sul palco di qualche manifestazione, diranno di difendere i giovani, ma quando siederanno al tavolo con Monti, Passera e Fornero, chiederanno garanzie in primo luogo sulle pensioni. E non è malignità: come scrivevo poco fa su Facebook, ci sarà il solito scontro fra caste (proprie, come la lobby degli avvocati che domina il Parlamento, e meno proprie, come i sindacati) come c’è stato negli ultimi quarant’anni, la celebre “concertazione”, e non vedo per quale motivo l’esito della disputa oggi dovrebbe essere diverso da quello degli ultimi decenni (con la sola differenza, non da poco, che negli anni Settanta i sindacati erano pieni di giovani lavoratori, mentre oggi sono pieni di pensionati, e insisto, non è differenza da poco). In altre parole non vedo perché le caste non dovrebbero giungere a un accordo con reciproche concessioni, facendo pagare, come al solito, a chi da quelle caste non è rappresentato (precari e disoccupati in primis, ma non solo)]

Photo credits | Jean-Pol GRANDMONT (Opera propria) [CC-BY-SA-3.0, GFDL o CC-BY-3.0], attraverso Wikimedia Commons

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20 Comments

  1. Non dimenticare anche il divario tra pubblico e privato; anche chi lavora e paga una tessera non è pienamente rappresentato, pur non togliendo colpe ai lavoratori che si sono agiati e lasciati accarezzare da un sistema di clientelismo che ha portato sindacalisti “soft” nelle categorie di lavoro cosiddette “di poco conto”, per esempio nei tessili.

  2. Vedo che anche tu sei schiavo della logica mercantilista che ci ha portato al disastro. Tra l’altro con il vincolo esterno dell’ Euro (è l’Europa che ce lo chiede), il potere contrattuale dei sindacati italiani è enormemente più basso  che negli anni ’70. Ovviamente non ti sei mai chiesto come mai la Germania, prima della crisi, avesse la disoccupazione più alta d’Europa. In Germania la legge della domanda e dell’offerta non funziona per la valuta e le merci, ma per il lavoro si eccome. Perchè la “moderazione salariale” tedesca ha una spiegazione molto semplice: più disoccupazione, cioè un eccesso di offerta sul mercato del lavoro. E alla BCE lo sanno benissimo. Infatti fin  da agosto ci hanno proposto una norma  che opera sul vero squilibrio: quella sui licenziamenti.
    Ora attacchiamo pure la solita tiritera sui sindacati, come se a livello politico disoccupati e precari avessero dei punti di riferimento. Quali?

    1. >Vedo che anche tu sei schiavo della logica mercantilista che ci ha portato al disastro.

      Vedi male: io sono schiavo della massoneria aliena.

      >Tra l’altro con il vincolo esterno dell’ Euro (è l’Europa che ce lo chiede), il potere contrattuale dei sindacati italiani è enormemente più basso che negli anni ’70.

      Io pensavo fosse colpa del fatto che i sindacati si sono arroccati su regole che agli anni Settanta risalgono, ma che però non funzionano più oggi.

      >Ovviamente non ti sei mai chiesto come mai la Germania, prima della crisi, avesse la disoccupazione più alta d’Europa. In Germania la legge della domanda e dell’offerta non funziona per la valuta e le merci, ma per il lavoro si eccome. Perchè la “moderazione salariale” tedesca ha una spiegazione molto semplice: più disoccupazione, cioè un eccesso di offerta sul mercato del lavoro.

      Ciò che non mi spiego è come mai un operaio tedesco guadagna 2500, mentre quello italiano ne guadagna 1500. Se c’è eccesso di offerta, come si spiega ‘sta cosa?

      (In verità la spiegazione c’è: il costo del lavoro in Germania è più basso che in Italia. Ma qui non c’entra tanto l’offerta di lavoro, quanto una produttività morta da anni)

      >Ora attacchiamo pure la solita tiritera sui sindacati, come se a livello politico disoccupati e precari avessero dei punti di riferimento. Quali?

      Eh, quali? È il punto del mio articolo.

  3. Ne sei convinto? Proviamo ad analizzare un po’ di dati Germania vs Italia. Dal 99 al 2007 la produttività tedesca è aumentata dell’1,2% esattamente come i salari. Molto bravi, peccato che i prezzi nel frattempo siano aumentati del 1.6%. Conclusione: i salari reali in Germania sono diminuiti. Nello stesso arco di tempo noi, i cattivi, abbiamo aumentato i prezzi del 2,3%, ma i salari del 2,5%.Conclusione: costo del lavoro per un’unità di prodotto +2,6% (-0,1% la Germ.) e produttività -0,1%. Significa che in questo arco di tempo i salari reali in Germania sono diminuti. In particolare tra il 2002 e il 2007 (ovvero nell’epoca in cui la Germania accumulava questo enorme surplus nei nostri confronti) sono scesi violentemente. Tedeschi più bravi di noi? Ma a non pagare gli operai son tutti  buoni ad essere competitivi. Questa è la moderazione salariale tedesca. E come fai a far accettare questo ad un operaio? Parliamo di qualcosa di cui NESSUNO parla.Dal 99 al 2007 la Germania ha avuto un tasso di disoccupazione del’ 1% superiore a noi (9,4% contro 8,3%) con punte del 3% in più nel momento in cui il suo credito estero prendeva questo slancio. Questa è la Germania, o così o pomì.Ti pago di meno o se no stai fuori. Semplice no? Vuoi vedere che se noi manteniamo un tasso di disoccupazione di 3 punti superiore alla Germania abbiamo un’inflazione inferiore a quella tedesca?
    “Ma in Gernania stanno meglio” si dice. Ne siamo convinti? Sicuro che la vita in Germania costa come in Italia? Facciamo dei confronti utilizzando il tasso di cambio a parità di potere d’acquisto. Scopriamo che nel 2002 ( prima del change over) un operaio italiano, che incassava meno di uno tedesco, stava però meglio del tedesco. Perchè? Perchè un pacco di pasta costava 400-500£.Change over: il pacco di pasta costa 50 cents e poi sempre di più. Nello stesso momento il salario  italiano a parità di potere d’acquisto prima si accosta e poi diventa inferiore a quello tedesco. Questo perchè l’€, oltre ad essere un problema di finanza internazionale, è stato anche un problema di furbizia locale gestito nei modi e nei termini che sappiamo (1€=1000£). Questo è testimoniato dai dati OCSE anche se molti economisti si affannano a smentire ciò che è sotto gli occhi di tutti. Quindi in Germania tanto meglio non stanno.
    “Ma in Germania sono più produttivi”). Dal 91 al 99 la produttività tedesca e italiana è stata identica. Change over, arriva l’€: La produttività tedesca è aumentata, quella italiana è crollata. Perchè? Perchè la crescita della produttività è legata alla crescita dell’economia e con l’€ se sai di avere un mercato di sbocco investi e crei un processo cumulativo per cui i tuoi prezzi scendono, il tuo mercato si allarga ed hai incentivi e risorse. Quelle risorse che a noi (dopo 10 anni di €) mancano per investire in tecnologia e competitività.

    http://www.econ-pol.unisi.it/quaderni/607.pdf

    1. Fai un analisi che sottolinei anche la crescita reale dei salari negli ultimi quarant’anni e verifica quanto di tale crescita è stata finanziata a debito e stampando moneta, e che stiamo pagando oggi: noterai che in Germania, specie durante la stagflazione, il potere d’acquisto è stato molto più costante che in Italia, che invece lo manteneva “automaticamente” costante svilendo la moneta (e non ci riusciva nemmeno, tra l’altro, perché il diabolico meccanismo della scala mobile avrebbe spaventato Satana).

      Quando è arrivata la moneta unica, la “magia” è finita. Come spiegava Boldrin qualche sera fa, la svalutazione della lira con cui siamo andati avanti per decenni serviva a curare la febbre, ma non i sintomi della malattia, per cui la febbre ritornava e noi continuavamo a curare il tumore con l’acqua fresca.

      Il paper che hai linkato mostra anche questo, e per questo motivo ne condivido le conclusioni: Germania che cannibalizza l’Europa, Germania che tiene sotto scacco la BCE, eccetera. Lungi da me sentimenti filotedeschi (e la cosa è ben sottolineata da molti altri articoli scritti in questi mesi, per esempio http://blog.tooby.name/2011/11/30/economics-for-dummies-perche-siamo-piu-poveri-e-come-ne-usciamo/ oppure http://blog.tooby.name/2011/11/23/ce-del-marcio-a-sud-della-danimarca/ )

      È indubitabile che una delle cause della crisi dell’Eurozona sia la Germania; ma non è l’unica causa: non mi risulta che nei dieci anni di euro (ma pure prima, ci mancherebbe) abbiamo fatto granché e ciò lo si deve al sistema di caste che pensa a difendere interessi particolari e non all’intero sistema Italia, sia presente che futuro. E in questo pure i sindacati hanno le loro colpe, poiché hanno a loro volta agito da casta (certo, meno di altre caste che godono di privilegi secolari e che io su queste pagine ho attaccato molto più spesso dei sindacati, ma non è che questo basti a non farmi esprimere la mia opinione circa il fatto che i sindacati predicano bene e razzolano male). Grossa parte della crisi italiana nasce in Italia, per cui ce la possiamo prendere con la Germania solo fino a un certo punto: andare oltre significa mettere la testa nel cemento.

      1. Quando è arrivata la moneta unica, la “magia” è finita. Come spiegava
        Boldrin qualche sera fa, la svalutazione della lira con cui siamo andati
        avanti per decenni serviva a curare la febbre, ma non i sintomi della
        malattia, per cui la febbre ritornava e noi continuavamo a curare il
        tumore con l’acqua fresca.

        Vero, ma non ti avevano detto che con l’€ i problemi sarebbero stati risolti?
        In realtà l’€ ha semplicemente fotografato la situazione esistente. La guerra commerciale successiva non poteva avere un esito diverso da questo.
        Che il sistema a moneta propria e cambi flessibili presenti dei vantaggi, lo testimonia la stessa Gran Bretagna. Non mi sembra che la Sterlina si sia avvitata in quella spirale svalutazione-inflazione tanto evocata da qualcuno.Probabilmente anche alla stessa Grecia sarebbe bastata una svalutazione del 30% (pari a quella subita dalla sterlina senza che nessuno fiatasse), per rimettere le cose a posto ed evitare l’inferno in cui si trova ora. Ma la Grecia questo aggiustamento automatico non lo può fare perchè ha il privilegio di aderire all’€.

        http://www.youtube.com/watch?v=6lpA-virb2Q

        La cosa che mi ha fatto più ridere è sentirlo parlare del grande sacrificio fatto dai tedeschi rinunciando al marco.
        O svaluti la moneta o svaluti il salario , non ci sono alternative. Sei sicuro che se avessimo fatto un referendum sull’adesione all’€, di fronte ad una realtà così incontrovertibile la gente avrebbe aderito con entusiasmo?
        Le varie manovre alla Monti non risolveranno nulla, perchè si concentrano sul debito pubblico, mentre il problema è il debito privato, privato, privato!. Stiamo parlando di debito privato che è morto pubblico. Se i tagli non incideranno sul differenziale di inflazione, continuerà l’accumulazione di debito privato (a fronte di una modesta riduzione del debito pubblico  causa mancata crescita). Se invece i tagli avessero successo, la risposta della Germania non si farà attendere: ulteriori ribassi competitivi dell’inflazione, come già sperimentato in passato (e questo l’hai letto sul paper). Una spirale recessiva senza uscita. E’ una guerra che perderemmo in ogni caso.
        E’ questa l’età dell’oro che ti hanno promesso i Padri (con la P di Prodi) dell’€?
        Poi i privilegi, le caste, ecc. ecc., ok, mi va tutto bene. Per ora gli unici che pagheranno di sicuro saranno quei prepotenti che pretendevano di andare in pensione dopo 40 anni di lavoro (capirai).

        Ps. Poi qualcuno deve farmi capire come può esistere un ‘Europa di soli virtuosi se non c’è nessun cattivo che importa. Boh!?

        1. Ok, ora ci troviamo meglio.

          In verità, l’unica cosa che mi aspettavo dall’euro era una moneta stabile, e direi che quella c’è.

          Se poi la Germania vuole proseguire insensatamente la guerra interna all’Europa, vedendo l’Europa come il suo mercato personale, tanto peggio, tanto meglio: crollerà (o quantomeno si farà tanto male) con noi.

          Non sono così ottimista, ma preferisco vedere un’Europa più unita in cui questa guerra viene tenuta entro limiti ragionevoli, cercando di far crescere la torta per tutti (non c’è solo l’Europa nel mondo, eh?), ma non è una partita che puoi giocare finché la Germania potrà (giustamente) darti le bacchettate sulle mani perché neanche provi a risolvere i tuoi problemi interni, a cominciare dalla crescita, appesantita non solo dalla contingenza economiche e dalle pressioni delle politiche tedesche, ma pure e in parte rilevante, da fattori interni.

          [Sulla questione delle pensioni mi sono speso molto (articolo precedente, se interessa): c’è un grosso problema di equità intergenerazionale, con una generazione, quella dei baby boomer, che si appresta ad andare in pensione (a carico delle meno numerose generazioni lavoratrici successive; idem dire per la sanità e il resto, spese destinate inevitabilmente a gonfiarsi per l’aumentare delle coorti in pensione) dopo avere accumulato e quindi campato con un debito che verrà ancora scaricato sulle generazioni successive: qualcuno dovrà pagare, e magari sarò di parte, ma trovo ingiusto che a pagare tutto (pensioni, sanità e debiti) debbano essere solo i giovani, che già oggi annaspano nella precarietà. Ai babyboomer pagheremo tutto, le pensioni, le sanità e i debiti accumulati quando non eravamo neppure nati, ma qui si cerca lo strozzinaggio. Sulle pensioni c’è poco da fare: o i pensionati s’accontentano di meno o si aumentano le tasse sui giovani, il tutto sempre sperando di riuscire a creare nuovi posti di lavoro con cui tamponare la falla – nel 2040 circa ci sarà poco meno di un pensionato ogni lavoratore, e il sistema è già squilibrato oggi che di lavoratori ce ne sono 1 ogni 0,7 pensionati]

  4. Scusa, ma se il tuo ragionamento è vero (come presumo che sia), allora gli stupidi sono i precari: perché non si iscrivono anche loro ai sindacati in modo da essere così tutelati come dici?

    1. Nel corso degli anni il sindacato ha perso grossa parte della sua credibilità, specie nei periodi di spaccatura del fronte, sicché in molti non vedono di buon occhio la necessità di privarsi di qualche decina di euro su uno stipendio comunque magrissimo. Inoltre la questione della spaccatura nel corso degli anni ha approfondito i (già gravi) problemi di freeriding che hanno disincentivato ancora di più i giovani ad iscriversi (se il mio sindacato sta “dalla parte sbagliata”, io che faccio, sono precario due volte?, si chiede giustamente il giovane).

      Poi il contratto (i contratti) da precario credo disincentivino a loro volta la partecipazione al sindacato (questione simile alla giungla delle aziende sotto i 15 dipendenti: se ti iscrivi al sindacato, la tua macchina diventa miracolosamente tendente all’autocombustione [true story]). Non so poi se è previsto che si possa inserire nel contratto la tassa sul sindacato (gli iscritti non precari di solito si fanno prelevare una quindicina di euro al mese direttamente dalla busta paga).

      Come dicevo brevemente in altro articolo, il sindacato sta perdendo di vista il tempo in cui vive (la CGIL) o sta diventando piano piano tutt’uno con i “padroni” (CISL e UIL), ed in entrambi i casi ciò ne approfondisce la debolezza (che poi è ciò che voleva Gelli, btw). Messa così, tu ti iscriveresti?

      1. Io mi sono iscritto (non alla Triplice) e trovo che i 150 e rotti euro l’anno siano un possibile investimento (sperando di non doverlo mai usare, insomma un po’ come l’assicurazione sulla casa): il coltello dalla parte del manico l’avrà sempre l’azienda, ma almeno potrei dire la mia (con magari un avvocato al mio fianco pagato dal sindacato). Prima di iscrivermi avevo anche chiesto informazioni: i soldi puoi anche non farli prelevare direttamente dalla busta paga e non far sapere all’azienda che sei iscritto. Il giovane dovrebbe pensare di più a costruire qualcosa insieme ad altri giovani come lui, fosse anche andare in piazza con i forconi: non puoi sempre dire “tanto se non lo faccio io (lo schiavo) ci sarà comunque qualcuno disposto a farlo”. O, meglio, puoi anche dirlo ma dovresti fare qualcosa per combattere ciò che non ti va bene. Fosse anche solo iscriverti ad un sindacato che ti rappresenta (difficile, lo so, ma almeno scegliere il meno peggio).

        1. Sarei d’accordo sui forconi, sul resto è questione proprio di soldi, se non entrano e quelli che hai ti bastano solo per benzina e mangiare ed affitto o spese sanitarie, non cè tessera che tenga, di questo ne sono consapevoli pure i sindacati.

          Il fatto che le aziende hanno il coltello dalla parte del manico, lo si deve prettamente a quelle di un certo spessore, per le piccole aziende le difficoltà sono di altro tipo, e di conseguenza per chi vi lavora.

          1. Concordo: detta in breve, il sindacato è diventato un lusso, o almeno come tale viene percepito in un rapporto prezzo/beneficio.

            Per cui delle due l’una: o il sindacato punta sui propri “clienti” o cambia il proprio “prodotto” per acquisirne nuovi sperando di non perdere i vecchi, cercando di ricordare che metà di essi passerà a miglior vita prima dell’altra metà più quelli non ancora iscritti… (per forza di cose mi devo riferire alla triplice, non saprei dire circa il “targeting” degli altri, ma quelle tre, secondo me, stanno sbagliando tutto)

          2. È ovvio che sbagliano, non tanto sulle scelte, opinabili anche quelle, ma stanno seguendo la strada della politica e della sua gestione, dimenticandosi di tutto il resto.

            Poi permane un problema di fondamenti della democrazia, presente in politica, e di conseguenza in tutte le associazioni, di vario tipo, di vario livello, cioè, le famose nomine scelte dall’alto e non dal basso, o su spinta tale, perciò, hai voglia di veder cambiamenti, son 4 matusa anche lì!

    2. I precari che conosco io ce la fanno a malapena a vivere, ammesso e concesso che abbiano un lavoro saltuario; io sono dipendente, e tieni conto che una tessera prende il 10 per mille di uno stipendio, che, per un’operaio dipendente privato, varia tra i 150-180 euro l’anno, pertanto, mi dici come si pagano una tessera coi soldi che prendono?

      1. I precari che conosco io si lamentano ma ogni anno (minimo) cambiano smartphone, non rinunciano alle ferie ed ai beni “voluttuari”. Qui il discorso è che i sindacati non servono a nulla, però quando si tratta di godere dei benefici “spuntati” dai sindacati, nessuno si tira indietro. Per me ognuno può avere le idee che vuole, ma almeno che sia coerente. (La tua obiezione è giustissima, ma pare che non tutti i precari siano uguali – come non tutti i ricercatori, non tutti gli imprenditori, non tutti i sindacalisti, ecc. ecc. ecc.)

        1. Che i precari non siano tutti uguali è vero, ma, in quanto allo smartphone, spesso ci lavorano, per racimolare qualche soldino, oltre a scrivere cazz…e ovviamente.

          Però tieni conto di questo, quest’anno lo smartphone se lo permettono, il prossimo anno? e così vale per una tessera.

          Per la rivolucion serve el forcon, no la tessera…………..

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