Il punto sui tre macroproblemi italiani

Monti-ManovraPassata la sbornia della manovra Monti, è cominciato il valzer della manovra in Parlamento. E subito è iniziata la gara a chi l’annacqua di più, anche perché un bel po’ di populisti (Lega, IdV, Vendola, comunisti, berlusconiani) scalciano per le poltrone e farebbe loro tanto piacere che il governo Monti non arrivi a mangiare il migliaccio. Per cui si lotta per riconsegnare l’Italia agli stessi falliti che l’hanno portata sull’orlo del fallimento. Il gattopardismo ingrana la quarta.

E pure il pessimismo.

Visto che i prossimi giorni saranno fondamentali, vediamo come stiamo messi sui tre ormai celebri macroproblemi:

  • recessione

la manovra Monti non contiene misure per la crescita. Arriveranno, dicono: intanto l’ISTAT il 21 dicembre dovrebbe finalmente certificare che il PIL nel terzo trimestre si è contratto. Sappiamo bene che l’Italia dovrebbe già essere in recessione dal secondo trimestre e che non lo è solo grazie ai soliti artifici contabili; intanto si moltiplicano le manovre alternative costruite sulle nuvole, di cui quella dell’IdV Donadi è il più sfolgorante esempio (in sostanza propone di sostituire i 20 miliardi di ricavi dell’anno prossimo percepiti con la manovra Monti grazie al risparmio di 13 miliardi in cacciabombardieri che però non verranno spesi l’anno prossimo, ma in 15 anni, e non è neppure sicuro). Per cui possiamo solo sperare; poco, perché…

  • problemi strutturali

da questo punto di vista si stanno riproponendo gli stessi problemi che hanno ingessato l’Italia negli ultimi vent’anni almeno, ovvero tutti che dicono “sacrifici per tutti tranne me”. Si toccano le pensioni? I sindacati scioperano e certi partiti dicono no; si vuole liberalizzare? Gli avvocati minacciano scioperi, i tassinari di bloccare Roma e certi altri partiti dicono no. E via discorrendo. Esempio: c’era nella manovra Monti una piccola, ma coraggiosa liberalizzazione delle parafarmacie. Se considerate che la pallida lenzuolata di Bersani a riguardo ha creato oltre 7000 posti di lavoro a costo zero (il che significa crescita senza spendere un euro, perché la stessa torta se la spartiscono più persone invece dei soliti membri delle caste, e la ricchezza diffusa è l’olio negli ingranaggi che gonfiano il PIL), immaginate cosa poteva succedere facendo un passo avanti. Invece no: la liberalizzazione sarà possibile solo a certe condizioni, in base a certi regolamenti, e solo per coloro i quali hanno danzato col Diavolo nel pallido plenilunio. È cambiato ‘sta cippa. E stiamo parlando semplicemente di farmacisti (veri, laureati e tutto) che vendono cerotti e aspirine, mica di manovre alla Ronald Reagan…;

  • Europa

i parrucconi europei continuano ad affrontare la situazione in modo dilettantesco: ieri un anonimo funzionario tedesco s’è messo a sparlare del resto d’Europa, giusto perché non c’è abbastanza incertezza e timori sull’Eurozona. Questo è masochismo portato alle sue estreme conseguenze, roba che io avrei ritirato gli ambasciatori e ordinato minuziosissimi controlli su qualunque cosa odori di Germania (una specie di sciopero bianco), giusto per far capire ai crucchi che il gioco a cui stanno giocando è pericoloso pure per loro. Vedremo che uscirà fuori dai meeting di oggi e domani, ma io comincio a disilludermi.

Come dico da sempre, l’effetto Monti non può fare miracoli: oltre a un governo tecnico, servirebbero Parlamento tecnico, sindacati tecnici, caste tecniche e meno cog*ioni in giro nei governi e nei parlamenti europei. Lo spread continua a mantenersi relativamente basso e così pure i rendimenti, che fanno avanti e indietro attorno alla soglia di allarme del 6%.

Ma a queste condizioni non posso fare a meno di chiedermi “per quanto tempo?“.

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