Telegramma dai mercati

L’avevo detto ieri, no?

Oggi ha cominciato a serpeggiare la paura che la Grecia dichiari default durante il weekend (ufficialmente, de facto è fallita da mesi). Sarà vero, sarà falso, fatto sta che la situazione continua a precipitare. La dichiarazione di fallimento della Grecia darebbe il via all’effetto domino: se la Grecia fa default, perché non potrebbe farlo il Portogallo? O l’Italia? (L’Irlanda no, la Spagna no, per ora).

Testimonianza ne sono le dimissioni di Stark dalla BCE, perché, visto che la situazione continua ad andare a donnine, la BCE continuerà a comprare titoli dei PIIGS, e c’è la possibilità che faccia partire pure un quantitative easing europeo. E Stark, da buon tedesco, non è d’accordo, per cui s’è alzato e se n’è andato.

Il tutto nella speranza che avvenga un miracolo. Magari prima che l’Europa esploda sotto i colpi dell’incapacità di chi la guida (a cominciare da “straccio umido” Van Rompuy, che crede d’aver fatto chissà che, e continuando con i governi nazionali). La leva monetaria può tappare la falla, ma se il buco del fisco nei vari Paesi continua ad allargarsi, più che stampare euro, faranno prima a fotocopiarli.

Serve maggiore integrazione europea, e serve adesso.

Intanto gli indici ancora aperti continuano a mandare brutti segnali: i derivati sul DAX tedesco sono al test dei minimi di questa crisi, mentre gli indici americani, ancora aperti, stanno tentando di rompere al ribasso i canali che finora li hanno sostenuti nonostante l’Europa.

Fino alle 22, c’è tempo, poi aspettiamo notizie da Atene.

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