Odio la disinformazione in ogni sua forma: i referendum sull’acqua

D-P005 Kein TrinkwasserCi ritornerò più approfonditamente, spero. Intanto beccatevi questo riassunto di un referendum sull’acqua e preparatevi ad essere sorpresi.

Prima del referendum: l’acqua è pubblica (come da legge Galli del 1994).

Vince il sì (la legge è abrogata): pure.

Vince il no: pure.

Prima del referendum: i comuni possono fare dei servizi pubblici (fra cui l’acqua ma non solo) ciò che vogliono (entro pochi limiti).

Vince il no: pure, ma con qualche limite in più.

Vince il sì (la legge è abrogata): pure (il far west che oggi regna continuerà a regnare e i privati scelti ad capocchiam che già oggi prendono soldi continueranno a farlo – aretini, siete in ascolto?).

Il punto precedente può essere meglio spiegato nel seguente modo:

Prima del referendum: i comuni possono affidare la gestione dei servizi pubblici (fra cui l’acqua ma non solo) a privati, a società pubbliche o gestirla da soli. La scelta può essere fatta per bene oppure alla caxxo di cane, dipende dalla qualità dei vostri amministratori locali.

Vince il no: i comuni potranno affidare etc etc a privati, a società pubbliche o gestirla da soli (in quest’ultimo caso motivando la scelta, negli altri seguendo una gara pubblica secondo le regole europee).

Vince il sì: le cose restano come prima del referendum. I comuni potranno dare l’acqua (ma non solo) ai privati,e se lo desiderano, farlo alla caxxo di cane, come si fa oggi.

Chicca: nel centro Italia, patria del comunismo italiano, l’acqua è per gran parte affidata a privati scelti ad capocchiam e costa il quadruplo che a Milano, patria del capitalismo italiano, dove l’acqua è affidata a una SpA di proprietà del comune di Milano.

Se vince il sì, i privati potranno continuare ad essere ad capocchiam.

Se vince il no, non mi illudo, sarà solo più difficile per i privati essere scelti ad capocchiam.

Ma converrete che è già qualcosa.

Adesso bisognerebbe spiegarlo ai tribuni della plebe che si divertono a fare disinformazione come se fossero dei Feltri e Belpietro qualsiasi.

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7 Comments

  1. Perché abrogare la legge che consente di affidare la gestione dell’acqua ai privati continuerà a consentirlo? Puoi citare la norma?

    1. La legge che già lo permette dovrebbe essere la Galli, non ho approfondito perché, molto semplicemente, la cosa già si fa ed è indiscutibile: ad Arezzo, che è il caso scuola, la gestione con soci privati è partita già nel 1997 (undici anni prima della legge che si vuole abrogare). http://www.infonodo.org/node/7637

      Stessa cosa è avvenuta per altre aree (ho verificato per i comuni con la bolletta più cara, quali Firenze, Ferrara e Perugia, oltre che Arezzo).

      La legge che si vuole abolire, in altre parole, non permette di affidare la gestione NON SOLO dell’acqua ai privati, ma si limita a disciplinarla. Il permesso è dato da altre norme che non sono state chiamate in causa.

  2. Da quanto apprendo sul sito del forum dell’acqua (http://goo.gl/JFMZh) la norma da abrogare, stabilisce, come modalità ordinaria di gestione, l’affidamento a privati o a società miste pubblico-private, nelle quali il privato abbia quota non inferiore al 40%.
    Inoltre se la società mista è quotata in borsa, la quota pubblica deve scendere al 30% entro il 2015.
    Insomma, la legge da abrogare (art.23 bis della 133/2008) è un’accelerazione verso l’ingresso del privato nella gestione dell’acqua. Resta da chiarire l’altro articolo che verrà abrogato (art.15 del D.L. 25/09/2009, n.135) che si occupa proprio delle disposizioni UE in merito.
    Quindi credo che un SI’ ci stia alla grande.

      1. Premesso che in giro manca un’informazione semplice e completa, provo a porti le domande più chiaramente.

        Il mio commento secondo te è corretto in merito alle leggi da abrogare?

        Qual è la disinformazione di cui parli? (so che hai detto che ci ritornerai successivamente, ma permettimi lo stesso la domanda)?

        Secondo te per il primo quesito sarebbe meglio lasciare le cose come stanno (votando quindi NO)?

        1. Mi sembra corretto, anche se non mi sembra dica tutto: è previsto che l’AGCM decida eccezioni in base a un regolamento che il Governo deve ancora emanare (credo e spero per salvare quelle realtà dove l’acqua è gestita da SpA pubbliche, come a Milano, dove abbiamo una gestione virtuosa e bollette ai minimi); non si dice anche che l’articolo che si vuole abolire riguarda tutti i servizi pubblici, non solo l’acqua, dove la gestione ai privati può avere più senso. Altro.

          Detto questo, la disinformazione riguarda l’eccessiva semplificazione fatta per spiegare il referendum, di fatto affermando falsità, ovvero che l’acqua non sarà più un bene pubblico a significare che gli eventuali privati avranno la possibilità di non garantire l’universalità dell’accesso al servizio, cosa falsa come previsto dalla già citata legge Galli e pure ribadito, se non erro, dalla lettera a) del comma 1 dell’articolo che si vuole abrogare.

          Sarei orientato a votare no, se non fosse che ho l’enorme fastidio di sentire i tribuni della plebe che preferiscono dire bugie piuttosto che spiegare ai cittadini come stanno le cose, non per farli votare in modo informato, bensì per farli votare come dicono loro basandosi sulla paura. In questo non sono diversi da Berlusconi (anche se non raggiungono i suoi livelli di cazzate).

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