Contestualizzare i pesi o le misure?

L’Avvenire, quotidiano dei vescovi italiani, si è incazzato perché un partecipante al Grande Fratello di quest’anno è stato graziato dopo aver pronunciato una bestemmia.

Quando toccò a Berlusconi, il vescovo di Voghenza, Rino Fisichella, si affrettò a dire che le bestemmie andavano contestualizzate.

I vescovi, certamente esperti teologi, dovrebbero farci sapere quando una bestemmia va condannata e quando no. Io, da cretino qualsiasi, ricordo che il secondo comandamento afferma “Non nominerai il nome di Dio invano”, senza aggiungere ma, però o anche se qualche volta. Il reo (non solo d’aver bestemmiato, ma anche soltanto d’aver pronunciato il nome di Dio) andrebbe lapidato sempre, senza alcuna distinzione (Lv 24, 16). Questa è la cosiddetta “Parola di Dio”.

Chi (ingiustamente) non ti fa pagare l’ICI e altre tasse merita un trattamento di favore? No, perché in tal caso Fisichella è un simoniaco, oltre che bestemmiatore.

Quindi riterrei piuttosto doveroso che la chiesa ci faccia capire quando è lecito bestemmiare e quando no.

E magari dirci se prevale la Parola di Dio o quella della chiesa.

Immagine rilasciata nel pubblico dominio

Se l’articolo ti è piaciuto, puoi incoraggiarmi a scrivere ancora con una donazione, anche piccolissima. Grazie mille in ogni caso per essere arrivato fin quaggiù! Dona con Paypal oppure con Bitcoin (3HwQa8da3UAkidJJsLRfWNTDSncvMHbZt9).