Siamo tutti economisti e dirigenti d’azienda, oggi

Stamattina in metro ho rischiato di affogare nel mio vomito a leggere tanti blogger che si divertivano a lanciare Verità (anzi VERità, solo una maiuscola non basta) circa vari argomenti trattati ieri sera ad Annozero, nello specifico “Benigni è pagato molto e non è giusto nei confronti chi guadagna meno” (tesi Paragone, che oltre allo stipendio da dipendente RAI, oltre ai mille euro a puntata per un programma che comunque non guarda nessuno, è pure vicedirettore di RaiDue, ma si è guardato bene dal dirlo), “Benigni è pagato troppo a prescindere” (tesi populismo che non può mancare in questo crepuscolo italiano) e “Rendere pubblici gli stipendi è un favore a Mediaset” (tesi Saviano – in quest’ultimo caso ho letto più cose sensate e credo che ciò mi abbia salvato la vita (( Troppo tardi, però: mi sono accorto che dovevo scendere dal treno solo una stazione dopo. )) ).

A proposito di Benigni e del suo cachet spropositato sto leggendo stron**** a maree che il Danubio è un fiume limpido.

Leggo, per esempio, di un tizio che afferma d’essere bravo in ufficio, che s’impegna, che porta buonumore, che è puntuale… e che non prende 250mila euro di stipendio.

Vorrei domandare a questo tizio (niente di personale, è una cosa generale): sei l’unica persona nel tuo circondario che sa o può fare ciò che fai in quell’ufficio? Sei l’unica persona nel tuo circondario che s’impegna? Sei l’unica persona capace di portare buonumore? Sei l’unica persona in grado di essere puntuale?

Se hai risposto sì a tutte le domande, effettivamente ti pagano poco: chiedi più soldi oppure vattene, altra gente sarà disposta a pagarti di più. Se, com’è logico, hai risposto no a tutte le domande, allora è normale che ti paghino meno di Benigni.

Perché Benigni guadagna 250mila euro e tu no? Beh, Benigni è uno dei tre registi italiani viventi ad aver vinto un Oscar come miglior film straniero, e se non erro uno dei soli sei italiani ad aver fatto tanto (con Salvatores, Tornatore, Fellini, Petri e De Sica).

Non basta? Benigni è uno dei soli quattro italiani (con Mastroianni, Troisi e Giannini – l’unico ancora vivo oltre Benigni) ad essere  stati nominati per l’Oscar come migliore attore. E l’unico ad averlo vinto.

In altre parole, Benigni è forse l’unico italiano che ha in casa due statuette di bronzo placcato oro raffiguranti lo zio Oscar col suo (di Benigni) nome riportato sotto (e che non sia un souvenir (( Con tutto il rispetto per gli Oscar “minori”, ma non sono Pico della Mirandola, né ho tempo per fare una ricerca. )) ).

Non c’è quindi dubbio alcuno che Benigni sia un’eccellenza. E che come tale vada pagata a vagonate di quattrini. Anche perché di vagonate di quattrini te ne fa guadagnare.

E questo vale non solo per gli attori, ma anche per gli scienziati, per i top manager, per gli artisti, per gli ingegneri, per gli avvocati, per i calciatori, persino per gli operai: “basta” che siano un’eccellenza, che sappiano fare qualcosa che solo pochi altri sanno fare, ed è giusto che vengano pagati tanto, molto di più di mister Simpatia. Ciò che non va in Italia è che si paghi troppo gente che non sa fare niente e troppo poco chi sa fare qualcosa (scienziati, ma anche artisti), ma è un’altra storia.

Tu, invece, caro tizio, sai fare cose che sanno fare tutti, o comunque una persona media può imparare a fare le stesse cose che sai fare tu, magari chiedendo meno soldi. (( A chi dice: «anche io avrei strappato i testicoli a Pippo Baudo», sappia che è l’uovo di Colombo. ))

Quindi, se vuoi essere pagato quanto e più di Benigni, diventa anche tu un’eccellenza nel tuo campo, sviluppa capacità che solo tu (e al massimo un altro manipolo di persone) hai, studia, migliora, aggiungi valore. Rompiti il cu*o pur di arrivare sulla vetta.

Se no, è solo invidia del pene. Trovati un bravo psichiatra.

La questione poi se Benigni sia pagato non solo tanto, ma pure troppo, è risolta una volta sciolto il seguente nodo: Sei un dirigente RAI (o hai un amico in RAI come Belpietro) e quindi hai informazioni circa il valore aggiunto in termini di raccolta pubblicitaria da Benigni (in altre parole qual è la differenza fra le alternative “Benigni partecipa” e “Benigni non partecipa”)? No? Sei almeno un esperto in campo pubblicitario per cui puoi farti anche solo rozzamente un’idea del valore della partecipazione di Benigni? Nemmeno? Almeno hai frequentato un corso o letto un libro di economia aziendale, nello specifico quello di programmazione e controllo, anche solo per sbaglio, solo per avere la minima idea di che cosa stiamo parlando? Neanche questo? (( Se lo sei e dici il contrario, sappi che la laurea al CEPU ce l’ha pure Del Piero, ma lui ragiona coi piedi. ))

Allora stai parlando a vanvera.

E lo stesso vale anche per chi dice che lo si stia pagando pure poco: se non sai o non puoi farti un’idea di quanto ricava la RAI dalla partecipazione di Benigni, stai dicendo una sciocchezza e se ci azzecchi è puro caso.

Il sottoscritto, trovandosi al livello più basso (quello, peraltro inutile, di programmazione e controllo, per intenderci), sa di non avere elementi sufficienti per giudicare.

E pensa di essere nel giusto nel sapere di non sapere abbastanza per sparare sentenze.

Sentenze spropositate. Astronomiche.

Poi uno può dire che uno guadagni troppo in senso etico-filosofico, ma qui scadiamo nel soggettivo ineffabile (in Italia ci sono sessanta milioni di allenatori della Nazionale, dopotutto) e io sto morendo di sonno.

Concordo poi con chi dice che Saviano, in fatto di stipendi, abbia detto una grossa ca**ata: rendere pubblico lo stipendio di Tizio o di Caio non è un favore alla concorrenza, bensì un favore alla Concorrenza (con la C maiuscola). Scoprire il prezzo di Tizio e Caio non è difficile: basta chiederglielo. «Quanto ti paga la RAI?» «Un tot» «Ti pago un tot più uno» e via all’asta come Rockerduck e zio Paperone (( Saviano non ha mai letto Topolino, dunque. )).

Tizio e Caio non possono rivelarlo? Non c’è problema: «Quanto ti paga la RAI?» «Non posso dirtelo» «Se ti offro tot, tu vieni a lavorare da me?» «No» «Tot più uno?» «No» «Tot più due?» «Accetto». E hai scoperto il prezzo. Se poi non vuole venire a lavorare per te a qualunque prezzo, vuol dire che gli fai proprio schifo (( Sono sempre fatte salve le clausole contrattuali che ti impediscono di passare alla concorrenza senza dover pagare una penale, ma questa è una storia diversa: in tal caso, oltre a uno stipendio superiore, il concorrente deve promettere di pagare anche tale penale, ma comunque non c’entra niente col fatto che lo stipendio sia pubblico o meno. E ancora meno con Benigni, che non è un dipendente RAI. )) .

E questo a prescindere dal fatto che qualcuno in RAI passi una velina a Belpietro.

(Manco a dirlo, la collezione di cretinate di cui ho parlato sopra è dovuta al fatto che gli italiani sono cronicamente insufficienti in economia: la puntata di ieri sera, dal lato economico, si poteva chiudere in cinque minuti. Mi scuso con chi ha perso tempo a leggere queste cose che, per chi avesse un briciolo di umiltà, di buonsenso e di nozioni di base, sono ovvietà.)

Photo credits | Joe Loong

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