Avevo un ricordo migliore di Chi l’ha visto?

Articolo aggiornato dopo la pubblicazione.

Il mistero di Sara Scazzi si è concluso come avevo aleggiato tempo fa su Twitter ((Bruno è noto per essere piuttosto brutale. )) . Sono certo lo sapessero anche gli inquirenti: in queste settimane i giornali hanno riferito minuziosamente molte informazioni sulla vita della ragazza, con le quali si poteva tracciare una bozza di profilo psicologico. Il resto era tutto calcolo delle probabilità. Era possibile intendere che, se anche la ragazza fosse fuggita di casa inizialmente di sua volontà, in seguito non sarebbe stata più in grado di contattare la famiglia, ovvero fosse stata rapita o uccisa. In altre parole, se fosse stata in fuga, ma viva e libera, in questo mese avrebbe contattato, almeno, i familiari, influenzata da una pressione mediatica non indifferente (la freddezza necessaria per ignorare tutto questo non era compatibile con il profilo psicologico della ragazza). Ciò non è avvenuto e gli inquirenti hanno tratto le conseguenze del caso. Il ritrovamento del telefonino ha messo una pietra tombale sulla possibilità della fuga dell’assassino, e infatti gli investigatori si sono concentrati sui familiari. Era un bel piano (è l’assassino stesso, lo zio Michele Misseri, a “trovare” il cellulare, spiegando così anche la presenza di eventuali impronte e sviando così le indagini – e all’inizio ce l’aveva fatta), ma, come in un romanzo giallo (( Copyright Lucarelli. )), il colpevole commette un errore: i giorni precedenti erano stati piovosi, mentre il cellulare, sia pure bruciacchiato, non sembrava essere stato esposto alle intemperie.

Riassumendo: gli inquirenti già cercavano un assassino o, alla meglio, un rapitore, e soprattutto lo cercavano nei dintorni del paese. Il ritrovamento del cellulare, asciutto, ha confermato l’intuizione che l’assassino era ancora da quelle parti, implicando che non potesse allontanarsi e darsi alla fuga poiché ciò avrebbe destato sospetti. Altra implicazione, era qualcuno che conosceva Sara Scazzi ed era perciò tenuto d’occhio. Chiuso il cerchio attorno a dei sospetti (a questo punto, per il rasoio di Occam, lo zio in particolare), le intercettazioni hanno fatto il resto: probabilmente il Messeri ha incrociato la ragazza con la macchina, le ha dato un passaggio e ha allungato il percorso fino al garage dove l’ha strangolata (le ultime notizie farebbero pensare che l’abbia fermata sulla via di casa per minacciarla di non rivelare le sue avances). Il movente non è ancora stato reso noto (non vi è ancora certezza), ma la probabilità che si tratti di uno sessuale è piuttosto alta (perché bruciarne i vestiti, visto che lo strangolamento è un metodo di omicidio piuttosto pulito? Evidentemente quei vestiti potevano parlare), come avevo preconizzato subito dopo la sparizione. E in effetti poco fa (10:15) si è venuto a sapere che lo zio avrebbe ammesso la violenza dopo l’omicidio, dando un perché all’incendio dei vestiti (far sparire il sangue dello zio dovuto a una eventuale colluttazione, liquido seminale, eccetera).

Mi auguro non sia così, ma da quello che si sa gli altri motivi (quelli classici: soldi, potere, vendetta, la ragazza aveva visto qualcosa che non doveva vedere) sono meno plausibili.

Tutta questa ricostruzione mi serve per dire che il mistero aveva tutti i tratti per avvicinare gli avvoltoi armati di telecamere, come se fosse un romanzo in diretta.

Lo sfondo sessuale, infatti, è uno degli elementi che più fanno audience. Parliamo di una ragazzina che nelle immagini più recenti appare anche molto carina e più volte abbiamo saputo delle sue questioni amorose: cose del genere avvengono da sempre, ratti e stupri sporcano la storia da millenni (nell’immagine c’è il ratto di Cassandra, stuprata da un sacrilego Aiace ai piedi dell’altare di Atena, per dire che si tratta di un tòpos della storia umana). Non deve stupire, quindi, il grande interesse verso la vicenda.

Io però non riesco ad abituarmi alla ricerca ossessiva della morbosità. La svolta nelle indagini, ieri sera, è avvenuta proprio mentre andava in onda Chi l’ha visto?, addirittura mentre la madre della ragazza era in diretta. La conduttrice, Federica Sciarelli, ha pensato “bene” (video) di riferirle le voci (perché solo di un’agenzia si trattava, la polizia, giustamente, non poteva parlare) della confessione dell’omicidio e della ricerca del cadavere. Due battute con l’avvocato, anche lui, ovviamente, ignorante dei fatti e subito le telecamere indugiano sulla madre che era “leggermente” in stato di shock, chiedendole poi (solo minuti dopo l’annuncio, dopo averla schiaffeggiata psicologicamente in diretta nazionale) se volesse andarsene dalla casa dove si trovava.

Quella casa era, infatti, quella del reo confesso, lo zio di Sara Scazzi.

Tutto meravigliosamente in diretta, nemmeno un’interruzione per permettere alla famiglia di decidere se volesse o meno continuare la trasmissione senza necessariamente doverlo fare davanti a milioni di persone. Una leggera violenza psicologica.

Ma il bello doveva ancora arrivare: ritornati dalla pubblicità, la Sciarelli torna in collegamento con la casa dello zio e l’inviata annuncia di non essere ancora sola in quella casa, ma che c’era ancora Sabrina, la cugina di Sara, la figlia dello zio, che, unica della sua famiglia (( Genitori sotto torchio, la sorella con loro; con lei c’erano solo degli amici. )) , era rimasta in casa perché c’erano estranei (i tecnici RAI, che non potevano andarsene senza smontare tutto né potevano rimanere soli in casa), e nel mentre cercava di farsi una ragione di quell’incubo (probabilmente in camera sua a piangere disperatamente, senza, mi pare ovvio, il conforto della famiglia, sulla via di Taranto, e soprattutto dei genitori, trattenuti dalle forze dell’ordine). Al che la Sciarelli, raggiunta da un sentimento di pietà chiede (video): «Ma non è che potresti farle una domanda?». Sai com’è, una ragazzina che piange perché il padre le ha ucciso la cugina è una grandissimo sgub e ci fa salire l’odienz alla faccia di Studio Aperto!

Poco ci manca che l’inviata risponda: «A Federì, ma vaffanc…», unico spunto umano della serata.

Ci sarebbe stato tutto.

Ricordavo che Chi l’ha visto?, pur trattando argomenti simili, fosse sempre riuscita a non scadere nel trash, anche se la conduzione Sciarelli aveva profondamente cambiato la trasmissione. Mi sbagliavo.

Poi quando dico che ho smesso di guardare la tv, mi rispondono che sono un esagerato.

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3 Comments

  1. Guarda Tooby, appoggio in pieno il tuo pensiero sulla trasmissione Chi l’ha visto? La Scairelli è stata a dir poco indelicata e vergognosa. Deve essere impazzita tutto insieme, io non la ricordavo così. Mentre seguivo la trasmissione ad un certo punto mi sono ritrovata con la testa tra le manin e gli occhi chiusi, mentre ripetevo “Non è possibile, non è possibile che stia dicendo ciò”. Mi riferisco a quando urlava, perché urlava, alla madre di Sarah “Signora, qui l’Ansa dice che lo zio ha confessato, che stanno cercando il cadavere di sua figlia”. Non dimenticherò mai l’avvocato che, per tutelare la Sig.ra Concetta, sebbene avesse perfettamente capito che la notizia era vera, invitava la conduttrice ad usare prudenza. La cretina, ha interpretato la frase come se stesse mettendo in dubbio la veridicità della notizia, ma in realtà era come per dire “la madre è qui accanto a me, stia attenta a quello che dice”. Un omaggio a questo avvocato, che non si è lasciato sedurre dalle telecamere e dal suo, inevitabile, momento di gloria, ed ha cercato fino all’ultimo di tutelare la sua cliente, evidentemente sotto schok, esortatandola ad andare via da quella casa e a chiudere il collegamento. Uno zero pieno alla Sciarelli, che avrà pure fatto odience (era inevitabile, volevamo tutti sapere) ma ha usato la telecamera come una lama, uccidendo la dignità di una madre e il rispetto per una vita che non c’è più.
    Raffaella

    1. Mi è dispiaciuto anche Ruffini difenderla a spada tratta: il problema non è che ci abbiano fatto su tre ore di trasmissione, come dice il direttore, ma che abbiano preso a pesci in faccia quella povera donna (altro che delicatezza). Non ci sono scusanti, non è possibile che il macabro si spinga fino a tanto.

      Grazie per il tuo commento.

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