Ma non chiamatela Seconda Repubblica

Sono nato quando la Prima Repubblica moriva (?) e tutto ciò che so l’ho studiato. Ma le somiglianza fra allora e oggi non riescono a passare inosservate neanche a uno che ne ha appena conoscenza indiretta. Dice Campione, abbiamo «rivisto i probiviri, le scissioni e le fusioni che falliscono dopo pochi mesi». Manca solo di rivedere il caro vecchio governo balneare!

Ma le somiglianza non finiscono mica qui: il PdL somiglia sempre più alla DC, anch’essa dilaniata al suo interno da miriadi di correnti. Ma se la DC era tenuta assieme da pericolo rosso, il PdL può permettersi di buttare fuori la minoranza, anche perché dall’altra parte non c’è alcun partito che possa sostituirla (mentre prima c’era il PCI).

E così ieri sera leggevo le speculazioni di Repubblica, che diceva qualcosa tipo: il governo avrà bisogno dell’appoggio esterno di liberali e repubblicani. Se aggiungiamo che il PdL contiene il meglio del meglio del peggio del PSI, abbiamo quasi rifatto il pentapartito.

Adesso, se sarà confermata l’uscita dei finiani, abbiamo un governo “alla Prodi”, per cui o Berlusconi ha un asso nella manica da giocare (tipo l’alleanza con Casini, con Rutelli, col gruppo misto, è disposto a farlo addirittura con la Montalcini), oppure sta programmando di andare ad elezioni. Io propendo per la seconda: sta vedendo il mondo crollargli addosso, scandali ovunque, corrotti fra gli amici più intimi (massì, facciamo finta che lui non ne sappia nulla), Corte Costituzionale che esamina anzitempo il legittimo impedimento con il super lodo Alfano che ancora non parte, rischia di ritrovarsi di nuovo con i giudici sotto casa. L’unica soluzione sembra essere tornare alle urne con questa legge elettorale e far eleggere deputati e senatori ancora più cani dei precedenti (ovvero degli attuali: rischiamo di rimpiangere i bei tempi in cui la Carfagna era ministro). E Berlusconi le vincerebbe a mani basse, come ho già spiegato qui: non esiste, allo stato, un’alternativa che possa anche solo impensierirlo, perché la sinistra pensa al 2013 come se non dovesse mai arrivare, figuriamoci in caso di elezioni anticipate.

L’unico rischio è riuscire a mantenere in piedi il governo per qualche altro mese, poiché, altrimenti, avremmo un governo balneare che potrebbe riscrivere la legge elettorale, molto probabilmente spazzando via il bipolarismo per tornare al caro vecchio proporzionale della malora.

Dunque. In quest’ultimo caso, abbiamo il ritorno pieno della Prima Repubblica ammesso che se ne sia mai andata. In caso di elezioni con la legge elettorale corrente, avremmo una specie di ritorno al fascismo, solo che stavolta a guidarlo sarebbe un ometto più criminale (e più stupido) del precedente, con l’unico scopo di fare il proprio interesse strizzando via ogni goccia di civiltà e di denaro da ogni singolo cittadino della Repubblica italiana (esclusi gli amici della cricca e i fratelli massoni, chiaramente) fin quando morte non ci separi o finché Silvio non decida che è ora di ritirarsi alle Bahamas, o su Marte, dove probabilmente si sarà fatto costruire una villa a spese dello Stato per non essere infastidito dai fotografi mentre gira nudo per casa circondato da prostitute.

Che bello: abbiamo le magnifiche prospettive della Simil-Prima Repubblica e del Simil-Fascismo, due modelli politici che hanno decretato le peggiori rovine dello Stato unitario, roba che non si vedeva dall’invasione di Odoacre.

Quasi quasi, non ci resta che emigrare. O piangere, se preferite.

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