Abolizione delle “provincine”: un taglio stupido che serve a poco

Ieri sera è venuto fuori che verranno abolite delle province, quelle con meno di 220mila abitanti, colorate in rosso, verde e blu nella cartina mostrata sopra (cliccate per ingrandirla). In totale sono ventidue (dati ISTAT al 31 dicembre 2008), ma vanno escluse quelle che sono nelle regioni a statuto speciale, colorate in blu (e scendiamo a 13). Tuttavia ve ne sono ancora altre da escludere, ovvero le province che confinano con l’estero (colorate in verde), che sono quattro, dunque verranno abolite nove province (in rosso), ovvero Ascoli Piceno, Matera (la Basilicata diventerebbe regione con una sola provincia), Massa e Carrara, Biella, Fermo, Crotone, Vibo Valentia, Rieti e Isernia (anche il Molise diventerebbe Regione con una sola provincia), quindi verranno eliminate circa duecento poltrone consiliari e una settantina di assessori. “Rischiano” anche Asti, La Spezia, Lodi e Grosseto, colorate in arancio (bisogna controllare dati aggiornati di cui non dispongo: non sappiamo quali dati verranno scelti dal Governo, ad esempio, scegliendo quelli del censimento 2001, a Terni mancano un centinaio di abitanti, dunque anche l’Umbria finirebbe per essere regione “monoprovinciale”, ma secondo i dati del 2009 è più che salva).

Tutto quanto segue va letto con un “ammesso che saranno abolite”, visto che io non credo che questa cosa avverrà.

La prima cosa che mi chiedo è: perché fissare l’asticella a 220mila e non a 300mila o a 250mila o a 200mila? Ad esempio un’asticella fissata a 300mila, oltre ad essere una cifra tonda, sarebbe stata omogenea, visto che tale soglia stabilisce quanti consiglieri e assessori possa avere una provincia. Non ne capisco il senso pratico.

Va detto poi che se l’esclusione delle province nelle regioni a statuto speciale può avere un senso pratico (verrebbero eliminati tre quarti di Sardegna, ad esempio), quella delle province che confinano con l’estero non sembra avercelo (ferma restando l’inutilità della provincia in sé).

Poi però faccio un piccolo calcolo di “amministrazioni”, ovvero: delle nove province che verranno abolite (ammesso che lo saranno) quattro sono in mano al PD, tre al PdL, una alla Lega Nord e una a Sinistra e Libertà. Non è più chiaro così? No?

Allora considerate che saranno abolite cinque province del Sud, tre del centro e una del nord (che chiaramente è l’unica zona d’Italia che confina con l’estero). Delle quattro province salve perché confinanti con l’estero, due sono feudi leghisti (Belluno e Sondrio, quest’ultima patria di Giulio Tremonti) e due del PdL (di cui uno, Vercelli, è al momento commissariato perché il presidente Renzo Masoero è stato arrestato per concussione, si è riconosciuto colpevole e ha patteggiato due anni di carcere) In altre parole tutte queste condizioni servono a “salvare” le poltrone degli “amici”, in particolare della Lega Nord. Ancora un esempio: Lodi è stata di recente strappata al centrosinistra dalla Lega Nord, ma l’asticella di 220mila abitanti salva un’altra poltrona leghista.

Si tratta di un taglio ancora più ridicolo del paventato 5% tolto ai parlamentari, tutta roba che sarà buona per la propaganda del regime per distrarre dai tagli veri, dalla macelleria sociale.

Sempre fermo restando che le province sono di per sé inutili, un taglio così come programmato nella manovra è ridicolo: perché tagliare Ascoli Piceno che racchiude 33 comuni e non Grosseto, che ne raccoglie solo 28 con diecimila abitanti in più? E perché salvare Siena che ha una densità abitativa di 70 ed eliminare Fermo che ne ha 205? E perché eliminare Biella e lasciare Vercelli, che confina con la Svizzera solo per un’unghia, ma ha meno abitanti?

Con questo non voglio dire che bisogna abolire le province secondo questi parametri: voglio dire che l’utilizzo di questi parametri “geografici” o “politici” è sciocco. Vanno abolite le province che sprecano, fossero pure Roma, Milano o Napoli, non quelle che si trovano da qualche parte, che hanno un certo numero di abitanti invece che un altro, o che sono amministrati da questo o da quel partito. Stiamo parlando di economia, occorre utilizzare parametri “economici”. Non si deve fare la domanda “quanti abitanti ha questa provincia?”, bensì “Vibo Valentia (abolita) spreca più o meno di Benevento (rimane)?”. Ma soprattutto, quale delle due serve a qualcosa?

Ammesso che la cosa si realizzi, in base a questi parametri tremontiani esiste la possibilità (molto concreta) che verranno abolite province virtuose (se esistono), mentre si salveranno province sprecone. In tal caso chi ci perde sarà l’intera collettività, perché saranno tagliati servizi forniti nel modo giusto, ma non verranno chiusi i rubinetti che devono essere chiusi.

Continuo a ritenere Tremonti un incapace. È un politico, un commercialista, ma non è un economista. È a capo del ministero dell’Economia, ma non capisce nulla della materia. Tremonti non è né Robin Hood né Padoa-Schioppa. Sarà molto dura.

Aggiornamento: su richiesta, ho aggiunto anche le province sotto i 300mila e sopra i 230mila abitanti al 2008, a prescindere da tutto il resto (in viola). In altre parole, le province colorate sono tutte sotto i 300mila.

(Le immagini sono rilasciate sotto licenza CC-BY-SA, puoi farne ciò che vuoi, a patto che citi questo blog e la rilasci sotto la stessa licenza).

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15 Comments

  1. Non sono d'accordo che le province siano inutili ma soo d'accordo che attualmente sono troppe.
    Riusciresti a fare una mappa simile per evidenziare le province con meno di 300.000 abitanti?
    Grazie!

  2. ottimo! fra l'altro a causa di questi parametri “numerici” e geografici, vengono cancellate provincie storiche (Matera ad esempio esiste dall'epoca monarchica) ma non le nuove ed inutile province con doppio o triplo capoluogo…

    senza contare che la norma potrebbe essere facilmente aggirata modificando le provincie. così ad occhio la stessa matera potrrebbe arrivare a superare la soglia se si decidesse di annettere qualche comune della vicina provincia di potenza, il tutto con i semplici previsti dalla legge…

  3. Correttissimo. È per questo che credo che alla fine (ma anche all'inizio, per me) non se ne farà nulla. L'unico modo è l'abolizione totale e la previsione che i comuni possano associarsi su base volontaria, all'interno della propria autonomia. Come scrivevo sopra a Sinigagl, immagino un ente più elastico della provincia (senza tuttavia buttare totalmente a mare il principio democratico).

  4. Una correzione: le province che verranno abrogate, se tutto sarà confermato, saranno solo 8: Ascoli e Fermo saranno accorpate, come erano fino al 2004 (hanno dello scorporo di Fermo).
    Altra correzione: sulle regioni autonome c'è poco da fare.
    Per quanto riguarda il post di Sinigagl: le province sono enti completamente inutile che non si occupano di nulla. Possono essere sostituite nelle loro funzioni dalle regioni e da comuni di dimensioni più ragionevoli.
    Abolendo tutte le province e tutti i comuni sotto un certo numero di abitanti (30 mila) cancelleremmo migliaia di enti inutili (5mila comuni e oltre 110 province) con risparmi di svariate di decine di miliardi di euro all'anno (ogni anno e per sempre).

  5. racconto una esperienza della provincia di Novara (sia chiaro senza tifo partitico)
    per meglio gestire le simboliche competenze della provincia la stessa si è autosuddivisa in circondarii. i circondari sono privi di apparato politico nel senso che l'organo che coordina l'azione del circondario è l'assemblea dei sindaci la quale al suo interno elegge uno dei sindaci a presidente. i sindaci si ritrovano a discutere delle materie provinciali (es viabilità, scuola superiore) relative al circondario e votano un programmatico da girarsi poi alla provincia.
    il tutto senza gettoni e gadget, solo con lo stipendio da sindaco e gli assistenti dei comuni.
    ora immaginiamo se tale assemblea utilizzasse i fondi ed il personale delle province avremmo un risparmio di tantissime poltrone politiche.
    per ciò che riguarda poi la distanza regione-cittadino anche qui porto l'esempio di una terra di conine come la provincia di Novara.
    troppo lontana da Torino per influenzare le sue decisioni (e Torino vive col terrore del suo nuovo presidente cota perchè originario di novara) e troppo poco lombarda per concepire un passaggio alla lombardia. e se ci spostiamo nel famigerato VCO (salvo solo perchè di confine nell'idea di Tremonti) la distanza dal livello regionale si fa abissale e la provincia viene guardata con speranza ache se poi nei fatti nulla può perchè la provincia è ente senza poteri (basta conoscerle per sapere che gli hanno concesso qualcosa per giustificarne l'esistenza come se curare le strade secondarie e non le principali o le scuole superiori fosse sufficiente)

    allora io dico: riflettiamo seriamente

    1)abolizione delle province politiche TUTTE

    2)suddivisione in blocchi delle regioni troppo grandi

    (faccio due esempi che conosco: piemonte 1 (torino) piemonte 2 (novara) lombardia 1(milano) lombardia 2(brescia) )

    3)creazione di unioni di comuni attraverso circondari che possono essere anche e paradossalmente più piccoli delle provincie attuali tanto sono a costo politico zero e tuttavia trovano il problema vero del cittadino

  6. mi permetto di fare una piccola precisazione:)
    le province confinanti con stati esteri hanno ragione di esistere in funzione dei rapporti commerciali ed istituzionali che si vengono a creare tra città e paesi di frontiera. Mi spiego meglio:
    allo stato attuale la provincia del verbano-cusio.ossola è sotto la soglia dei 220.000 abitanti, quindi dovrebbe essere teoricamente tolta. Tuttavia la provincia con la quale teoricamente si vedrebbe accorpata sarebbe quella di Novara, con capoluogo situato quasi all'estremo sud della stessa. Per le procedure relative al passaggio di merci tra svizzera ed italia, o più banalmente per la concessione di attività commerciali, bolli provinciali e quant'altro il povero abitante di Crodo si troverebbe a fare una peregrinazione eterna prima di arrivare a Novara.

    Il secondo luogo, e poi chiudo, vorrei proprio vedere la faccia del governatore della provincia di Biella dopo che la città è stata semi rivoluzionata per far spazio ai palazzi della regione da pochissimi anni (nel 92 credo) vedersi soffiare tutto ancora dalla provincia di Novara.

  7. Segnalo che, dacché esiste la Costituzione repubblicana, la Valle d'Aosta non ha mai avuto province (oltre alla regione autonoma sono istituiti soltanto i comuni). Per cui, il colore blu nella cartina è errato e fuorviante.

  8. Nel caso della Valle d'Aosta, il blu segnala semplicemente il fatto che sia una regione a statuto speciale con meno di 220mila abitanti. Abbastanza evidente 🙂

  9. Impensabile quello che dici, il territorio italiano è formato da tantissimi piccoli comuni sparsi, qualsiasi persona ragionevole capirebbe che non si può costringere milioni di persone a spostarsi per decine se non centinaia di km per gestire una qualsiasi pratica che oggi si fa in comune.

  10. Le province o si aboliscono tutte, per sperare di abbassare i costi dell’amministrazione pubblica, senza però sostituirle con altri enti intermedi, che sarebbero ugualmente dispendiosi, oppure non ha alcun senso eliminarne alcune, proprio quelle più piccole, magari più funzionanti e meno sprecone, per poi lasciare la stragrande maggioranza di quelle appena più grandi, dai conti perennemente disastrati e notevolmente in rosso, così da gravare ancor di più sulla finanza pubblica. Andrebbero soppresse soltanto quelle province che non manteranno il bilancio in ordine ed in positivo, a prescindere dall’importanza e rinomanza. L’ultima cosa da fare è quella di cancellare enti piccoli e periferici che costituiscono l’unica via di rappresentanza politica di territori già di per sé emarginati. L’unica che ha passato tutti gli esami della legge costituzionale appena cinque anni, con i requisiti giuriduci e socio-economici, nonché amministrativi, davvero in regola, è proprio la provincia di FERMO, l’ultima nata. Concordo pienamente con il tenore dell'articolo che l'abolizione di alcune delle piccole province sarebbe solo un taglio stupido, che non servirebbe davvero a risparmiare un bel nulla.

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