Siamo stati fraintesi

Il Giornale è un giornalaccio. Ricapitolando:

  1. Il Giornale, che ricordo è l’organo di stampa di Silvio Berlusconi, attacca il gruppo L’Espresso (quindi anche la Repubblica, il giornale che più di ogni altro sta rompendo le scatole con le bugie del premier sul Noemi-gate) scrivendo:  «l’Espresso è disposto a pagare [le] rivelazioni esplosive» di Laura del Grande Fratello. Insomma, questi qui pagano la gente per dire falsità;
  2. Alessandro Gilioli parte al contrattacco: «Gli incauti scendiletto del premier hanno sparato un discreto boomerang. Stay tuned – su questo blog o sul sito de L’espresso – che oggi ci divertiamo.»;
  3. Sempre Gilioli pubblica la registrazione della trattativa, da cui si evince che sono disposti a pagare non l’intervista, ovvero le rivelazioni, bensì le eventuali foto (quindi non chiacchiere, vogliono acquistare regolarmente delle prove);
  4. Marco Lillo, il giornalista cui Il Giornale ha teso il trappolone, scrive com’è andata: «L’espresso non ha mai offerto un euro per ottenere interviste piccanti su Silvio Berlusconi. Al contrario ha rifiutato l’offerta di un’intervista a pagamento sulla relazione sentimentale del presidente con una stellina del Grande Fratello, Laura Drezwycka. Non solo. Ha chiaramente detto all’agenzia che offriva il presunto scoop (rivelatosi una tentata truffa, che dovrà essere valutata dagli organi competenti sotto il profilo penale e deontologico) di essere interessato solo a un’intervista di interesse pubblico, non pruriginosa, e soprattutto gratuita, nella quale la ragazza rivelava cose vere e verificabili.»
  5. Visto che il trappolone si rivela un fallimento (essere deontologicamente perfetti, evidentemente, paga sempre), Il Giornale, per bocca del direttore Mario Giordano, rivolta la frittata e afferma che noi (L’Espresso e chi gli ha creduto) siamo dei cretini che non hanno capito una sega: «Noi, infatti, non abbiamo mai scritto che oro [sic] offrivano soldi per intervistarla. Abbiamo Scritto [sic, sembra la lettera di Gino] che offrivano soldi per avere prove». E qual è il problema, visto che è la prassi? Le foto (ovvero le prove) si pagano da quando esiste la stampa. Quindi il Giornale cosa voleva dire con l’articolo che ha dato il via a questa guerra? Che i giornalisti de L’Espresso si comportano come giornalisti?

Forse da quelle parti, a furia di scrivere sotto dettatura del regime, hanno dimenticato che significa la professione di giornalista, e si stupiscono quando altri la fanno secondo le regole.

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