Vergogna internazionale

L’iniziativa Free Blogger di Beppe Grillo, contro le varie leggi D’Alia, Carlucci, Barbareschi e company che vogliono imbavagliare la rete, accoglie il supporto anche fuori dai blog in lingua italiana.

Boing Boing, poi, non è che sia un sitarello: ha pure una pagina su Wikipedia.

Io comincio a immaginarmi il Congresso a votare una risoluzione per i diritti umani in Italia.

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4 Comments

  1. Mi capita spesso di confrontarmi con i miei studenti e di spingerli a guardarsi intorno con occhio critico.La settimana scorsa,nel corso di una conversazione,ho riferito sulle gesta eroiche della Carlucci.Alcuni ragazzi erano sconvolti all’idea di essere “controllati” per l’uso di internet.Il commento più diffuso era :ma sono una banda di “pazzi”,con tutti i problemi che ci sono si interessano di questo.Qualcuno ,un pò più sgamato ha detto,accederò in modo diverso,probabilmente temono di non poter controllare tutto.

  2. Mi capita spesso di confrontarmi con i miei studenti e di spingerli a guardarsi intorno con occhio critico.La settimana scorsa,nel corso di una conversazione,ho riferito sulle gesta eroiche della Carlucci.Alcuni ragazzi erano sconvolti all’idea di essere “controllati” per l’uso di internet.Il commento più diffuso era :ma sono una banda di “pazzi”,con tutti i problemi che ci sono si interessano di questo.Qualcuno ,un pò più sgamato ha detto,accederò in modo diverso,probabilmente temono di non poter controllare tutto.

  3. @geppage: Tecnicamente è impossibile controllare tutto. Loro vogliono semplicemente che tutti siano identificabili subito. Se uno si connette in maniera anonima o attraverso un nickname, loro devono farsi dare l’indirizzo IP del sito (primo filtro) e per fare questo devono andare dalla magistratura (secondo filtro).

    Se invece è tutto palese, loro potranno tranquillamente citare direttamente questa o quella persona. Negli USA la RIAA era solita scovare i “pirati” non per denunciarli, ma per farli pagare con una transazione extragiudiziale. La procedura tecnica era difficile e costosa, da noi poi si è messo in mezzo il Garante per la privacy, così, visto che l’Univideo-Confindustria ha santi in paradiso, ha deciso di sfruttare lo Stato per obbligare le persone a palesarsi sulla rete, in modo tale, in pratica, da autodenunciarsi.

  4. @geppage: Tecnicamente è impossibile controllare tutto. Loro vogliono semplicemente che tutti siano identificabili subito. Se uno si connette in maniera anonima o attraverso un nickname, loro devono farsi dare l’indirizzo IP del sito (primo filtro) e per fare questo devono andare dalla magistratura (secondo filtro).

    Se invece è tutto palese, loro potranno tranquillamente citare direttamente questa o quella persona. Negli USA la RIAA era solita scovare i “pirati” non per denunciarli, ma per farli pagare con una transazione extragiudiziale. La procedura tecnica era difficile e costosa, da noi poi si è messo in mezzo il Garante per la privacy, così, visto che l’Univideo-Confindustria ha santi in paradiso, ha deciso di sfruttare lo Stato per obbligare le persone a palesarsi sulla rete, in modo tale, in pratica, da autodenunciarsi.

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