Quei disservizi del servizio postale

Qualche giorno fa, tornando a casa, ho trovato sparse sul pianerottolo diverse lettere provenienti da una certa banca. Il servizio postale era fornito da una ditta cui le Poste Italiane lo hanno appaltato (le Poste, infatti, preferiscono fare la banca).

Siccome le aste sono ovviamente al ribasso e il servizio non è molto remunerativo, queste ditte devono risparmiare su tutto per guadagnare, ad esempio sui postini. Ed avendone la possibilità, preferiscono, come è “di moda”, assumere precari, gente che lavora sei mesi, un anno, magari pagati per lettera o pacco consegnato (cosiddetto “cottimo”).

Ora, se un postino è pagato a cottimo, poco importa se le lettere giungono a destinazione: magari appena uscito dall’ufficio postale, le butta nel primo cassonetto. Oppure questo postino precario, non avendo alcuna esperienza (l’addestramento costa troppo) non trova l’indirizzo e lascia le lettere, come nel mio caso, davanti al primo condominio che trova.

Il tutto, magari, è aggravato dal seguente fatto: non avendo alcun futuro, ovvero avendo un contratto in scadenza che non verrà rinnovato, il pericolo licenziamento è praticamente trascurabile.

Quindi ogni volta che non ricevete una lettera o un pacco oppure ne inviate uno che non arriva mai, oltre a ringraziare le Poste che non fanno le poste, ringraziate anche la legge Maroni che ha introdotto un assurdo concetto di flessibilità nel lavoro.

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