Dobbiamo fare un’altra cosa

L’Unione Europea è intervenuta oggi sulla questione Tibet: no al boicottaggio dei giochi olimpici, bisogna far capire alla Cina dove sbaglia «in altro modo».

Ok, quale?

Non lo hanno detto. E chi sa se lo faranno. Anche il presidente italiano, Giorgio Napolitano, ha ritenuto opportuno svegliare l’Europa, e chiedere, pacatamente ma fermamente, un intervento della UE.

La questione rimane sui soldi: l’Inghilterra dice no al boicottaggio (nel 2012  tocca a Londra ospitarli, avrebbero perdite d’immagine), il CIO dice no al boicottaggio (altrimenti perde soldi), la Cina dice no al boicottaggio (se no fa una figura di m***a… e perde soldi). Seguono poi tanti altri che dicono che i giochi non vanno boicottati: qualcuno lo fa in buona fede, ma in buona parte no, lo fanno per interessi economici. Quello che non si sa è che la Cina ha un’altissima disponibilità liquida, grazie alle esportazioni, che utilizza per comprare debito pubblico in altri Paesi. E in un momento del genere, con la crisi dei mercati, non si può rinunciare ai loro soldi. Che cosa possono mai contare le vite di qualche centinaio di tibetani (senza contare i cinesi costantemente oppressi)?

Chi chiede il boicattaggio c’è, ma l’informazione si ostina a censurarli. Come avviene in Cina.

Già, perché non è solo il problema Tibet: in Cina si sta realizzando il 1984 di George Orwell. In Cina non si muove foglia che il partito non voglia. Il PCC dice di non avere nulla da nascondere, che loro sono stati buoni e che i morti sono stati causati dai tibetani cattivi, ma intanto oggi ha bloccato i siti internet di BBC, CNN e YouTube (e altri), che mostravano ai cinesi notizie che il governo non voleva lasciar passare, come la grande bugia: come quella che il Tibet sia parte dell’Impero cinese da sempre, e che non c’è mai stata alcuna guerra con i tibetani. Ma soprattutto non vogliono mostrare come stanno andando gli scontri, cosa dicono i testimoni presenti a Lhasa, quanti soldati ha inviato Pechino per sedare una rivolta.

Internet è censurato. La TV è di Stato. La stampa è di Stato. L’informazione è sotto controllo, come deve essere in tutti i regimi dittatoriali e assimilati. Beata ignoranza: i cinesi subiscono perché credono che questo sia il migliore dei mondi possibili. Salvo poi rischiare di scomparire per sempre grazie ai servizi segreti cinesi se un giorno, al mercato del pesce, il cinese osa dire, in un attimo di rabbia, una critica verso il Partito. E nessuno lo saprà mai.

Questa è la Cina. L’UE dice che dobbiamo opporci in altro modo. Ci dica quale: fatti, non parole.

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